Amatissimo Wolfgang, mi commuove sempre nel leggere le tue lettere: ah, quelli che dicono: “beato te che che fai il musicista” “ah, le divine armonie” e così via banalizzando...

Le analogie con l’oggi sono impressionanti.

Paris ce 31 juillet 1778

Monsieur mon trés cher Pére!

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Non appena ho finito di leggere la sua lettera mi sono inginocchiato e ho ringraziato Iddio
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Non ho potuto proprio trattenermi dal ridere. Cosa ci vado a fare a Mannheim ora? Se non fossi mai venuto a Parigi... Ma ormai sono qui e devo fare ogni sforzo per tirare avanti. «Sì», ha detto lui, «ma non credo che lei qui possa sistemarsi bene». «Perché? Vedo qui tanti di quei poveri strimpellatori che riescono a campare e non dovrei riuscirci io con il mio talento? Le assicuro che sarei contentissimo di vivere a Mannheim, che desidero molto entrare nelle grazie del principe, però senza recare danno al mio onore e alla mia reputazione. Devo essere sicuro della cosa, altrimenti non muovo un passo».
«Sì», ha detto lui, «temo però che lei qui non si dia abbastanza da fare. Non va abbastanza in giro». «Sì», ho risposto io, «questa è la cosa più difficile per me qui a Parigi». Del resto, a causa della lunga malattia della mamma in questo periodo non ho frequentato nessuno, e due delle mie allieve sono in campagna e la terza, la figlia del duca di Guines, sta per sposarsi e non ha più intenzione di continuare, il che non è poi un gran danno per il mio onore.
E neppure ci perdo niente, perché quello che mi paga il duca qui lo pagano tutti immagini che il duca di Guines, da cui dovevo andare tutti i giorni e restarci due ore, mi ha fatto fare ventiquattro lezioni, mentre qui tutti pagano dopo dodici lezioni, se n'è andato in campagna, è tornato dieci giorni dopo senza farmi sapere nulla (se non fossi stato tanto indiscreto da informarmi io stesso, non saprei ancora che è tornato) e alla fine la governante ha tirato fuori una borsa dicendo: «Mi scusi se per questa volta le pago solo dodici lezioni, è perché non ho denaro». Che distinzione! E mi ha dato 3 louis d'or aggiungendo: «Spero che lei sia soddisfatto, altrimenti la prego di dirmelo». Il signor duca non ha dunque neppure una briciola d'onore e ha pensato: «Costui è un giovanotto e per di più uno stupido tedesco come dicono tutti i francesi dei tedeschi sarà dunque più che soddisfatto». Ma lo stupido tedesco non è stato per niente soddisfatto e non l'ha mandata giù. Insomma, voleva pagarmi due ore come fossero una sola. E questo per riguardo, perché sono quattro mesi che ha un mio concerto per flauto e arpa [il meraviglioso kv299] che ancora non ha pagato.

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Queste dunque sono le mie prospettive. Ora farò del mio meglio per tirare avanti con gli scolari e guadagnare quanto più possibile. Ma lo faccio nella dolce speranza che avvenga presto un cambiamento: non smetto di desiderarlo; devo anzi confessare che sarei lieto di potermi liberare da simili necessità.
Perché qui dare lezioni non è per nulla divertente, è una bella fa fatica, e se non se ne prendono molte non si guadagna molto.
Non deve pensare che sia una questione di pigrizia, no! ma è una cosa che non mi va assolutamente a genio, essendo contraria al mio modo di vivere. Lei sa che io, per così dire, vivo immerso nella musica e ne occupo tutto il giorno, che mi piace meditare, studiare, riflettere.
Ma ora tutto questo mi è impedito dalla vita di qui.
Certo avrò qualche ora libera, ma questo tempo limitato mi servirà più per riposarmi che per lavorare.
Dell'opera le ho già fatto cenno nella mia ultima lettera.' Non posso fare diversamente: o scriverò una grande opera o non ne scriverò nessuna; se ne componessi una piccola, guadagnerei poco, giacché qui esiste una tariffa per tutto. Se poi avesse la sventura di non piacere a questi stupidi francesi, sarebbe finita; non potrei più comporre opere, ne avrei ricavato ben poco e per il mio onore sarebbe stato un danno. Se scrivessi una grande opera mi pagherebbero meglio, sarei sul mio terreno, il che mi farebbe piacere, e avrei maggiori speranze di essere applaudito, poiché in un grande lavoro esistono maggiori possibilità di farsi onore. Le garantisco che se mi dessero da comporre un'opera non avrei alcun timore.
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E comunque sono pronto. Non voglio attaccare briga, ma se mi provocano saprò difendermi. Preferisco però che la cosa si risolva senza duelli, perché non intendo azzuffarmi con dei nani. Voglia Iddio che avvenga presto un cambiamento!
Intanto non verranno certo meno la mia diligenza, il mio zelo e il mio lavoro. Spero molto nell'inverno, quando tutti saranno ritornati dalla campagna. Nel frattempo stia in buona salute e mi voglia sempre bene. Il cuore mi balza in petto dalla gioia se penso al lieto giorno in cui avrò nuovamente il piacere di rivederla e di abbracciarla con tutto il cuore. Adieu. Le bacio centomila volte le mani, abbraccio mia sorella con tutto il mio affetto fraterno e rimango il suo devotissimo figlio
Wolfgang Amadè Mozart
Qualche altra notizia alla rinfusa.

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L'altro ieri mi ha scritto il mio caro amico Weber, comunicandomi tra l'altro che il giorno dopo l'arrivo del principe elettore è stato reso noto che quest'ultimo prenderà come residenza Monaco, una notizia che per tutta Mannheim è stata come un fulmine a ciel sereno e che per così dire ha spento completamente la gioia che i suoi cittadini avevano manifestato il giorno prima con una grande luminaria. La notizia è stata annunciata anche all'orchestra di corte, con la precisazione che ognuno era libero di seguire la corte a Monaco o di restare a Mannheim, conservando la stessa paga e che entro quattro giorni ognuno doveva far conoscere al direttore la propria decisione, scritta e sigillata. Weber che, come lei sa, si trova nella più infelice delle situazioni, ha risposto così: «Per quanto possa desiderarlo, nella mia dissestata situazione non sono in grado di seguire Sua Grazia a Monaco».
Prima di questi avvenimenti c'era stato un grande concerto a corte e nell'occasione la povera Weber ha dovuto fare i conti con la potenza dei suoi nemici: non ha cantato nulla. Non si sa chi lo abbia deciso. Subito dopo però c'è stato un concerto dal signor von Gemmingen, a cui assisteva anche il conte Seeau: lei ha cantato due mie arie e per fortuna è piaciuta a d
Quegli infami coglioni continuano a diffondere la voce che essa stia assolutamente regredendo nel canto.
Cannabich però, terminate le arie, le ha detto: «Mademoiselle, mi auguro che lei continui a regredire sempre più in questo modo. Domani scriverò al signor Mozart e gli farò le sue lodi». Ora la cosa più importante è che, se la guerra non fosse davvero già scoppiata, la corte si sarebbe trasferita a Monaco, e il conte Seeau, che vuole assolutamente avere la Weber, avrebbe fatto di tutto per condurla con sé, e in tal modo ci sarebbe stata la speranza di vedere l'intera famiglia meglio sistemata. Ma ora nessuno parla più del viaggio a Monaco e questi poveretti avranno ancora da aspettare a lungo. E i loro debiti crescono ogni giorno...
Se solo potessi aiutarli! Padre carissimo! Glieli raccomando di tutto cuore. Se intanto potessero disporre solo per qualche anno di 1000 fiorini!