CONSERVATORIO DI MUSICA “G. VERDI” DI MILANO

 

Corso di 
Cultura Musicale Generale

(Joanne Maria Pini)

Metafore tra

musica e spazio.

 

 

 

autore:

Davide Ponzini

 

ANNO ACCADEMICO 2002/2003


Musica e spazio: il linguaggio comune

“L’indeterminatezza è la matrice
dell’ampliabilità semantica delle parole”
Tullio De Mauro, pag.97

Più alto, più basso...
Armonia volumetrica, ritmo dell’edificato...

Molti termini del linguaggio proprio di ambiti conoscitivi spaziali (come la geometria o l’architettura) sono trasferiti nel linguaggio musicale e viceversa.

Il linguaggio musicale fa largo uso di metafore riferite allo spazio, senza occuparsi di disambiguarne il significato. In questo modo le metafore si sono consolidate nell’uso tanto da diventare un linguaggio comune in almeno due accezioni:

- comune nel senso di condiviso tra i due ambiti conoscitivi

- comune nel senso di correntemente ed irriflessivamente adoperato.

Proveremo ad affrontare questi due percorsi (nei primi due paragrafi) con metodi differenti ed infine (nel terzo) di trarre conclusioni utili ad aumentare la consapevolezza tanto nel parlare di musica quanto di spazi.

Il primo percorso si avvale di semplici concetti tratti da campi conoscitivi non strettamente spaziali o musicali. Basandosi su riflessioni della scienza cognitiva e della linguistica, si cerca di far emergere il ruolo e il motivo di interesse di queste metafore in quanto trasportatrici di significati da un ambito conoscitivo e pratico ad un altro.

Il secondo percorso è una ricognizione tra i termini linguistici più significativi nel trasferimento da musica a spazio e viceversa. In questa parte è sembrato utile basarsi sia su conoscenze musicali e spaziali, sia di “senso comune”, per cogliere i termini nella loro florida ambiguità.


(Kandinsky - da Punto, linea, superficie)


1 - Reti, famiglie, metafore

La concezione olistica del linguaggio (1) è utile se si tratta, come in questo caso, di trasferimento di significato.

I termini considerati sono spesso rassomiglianze di famiglie semantiche, nel senso espresso da Wittgenstein (2), inoltre possono essere descritti come stratificazioni reticolari di significato e come entità storiche che evolvono, nel senso di Putnam (3).

Assumendo che i termini considerati “trasferiscono il significato da un ambito ad un altro”, essi sono definibili come metafore.

Le metafore dispongono del vantaggio di produrre un apprendimento utilizzabile facilmente anche se non connotano “definitivamente” il loro oggetto. Inoltre questo trasferimento dà adito ad interazioni tra campi conoscitivi differenti: i termini considerati sono mezzi per selezionare ed organizzare relazioni tra il campo musicale e quello spaziale. Secondo l’interpretazione di Black (4), questo confronto modifica i due campi producendo nuovi contenuti conoscitivi, ossia arricchendo la famiglia di significato e le connessioni di cui un singolo termine può disporre.


(Kandinsky - da Punto, linea, superficie)


2 - Termini significativi

La stretta connessione concettuale tra musica e spazio si manifesta anche a livello linguistico. La descrizione dei fenomeni sonori, sia nel linguaggio comune che in quello specialistico, poggia sull’utilizzo di metafore spaziali. In questo caso lo spunto può essere confrontare il senso spaziale dei termini con quella offerta dalla Enciclopedia della Musica, Garzanti, diffuso strumento per lo studio musicale elementare.

2.1 Dallo spazio alla musica

I due esempi di uso comune dei termini musicali fanno emergere concretamente come le metafore spaziali siano ormai talmente consolidate da essere utilizzate inintenzionalmente nel linguaggio musicale. L’uso irriflessivo tipico del “senso comune” conferma l’estrema efficacia di queste metafore.

Altezza
Con questo termine si intende generalmente la distanza verticale tra due punti o tra il livello del suolo ed un punto. In musica l’altezza connota un suono in relazione alla sua gravità o acutezza, in sostanza è una categoria ordinale della frequenza.

La relazione tra spazio e fenomeno musicale si esplicita anche nella notazione musicale occidentale. Infatti, dato un sistema di riferimento notazionale (ad esempio il pentagramma), un suono grave sarà collocato nello spazio grafico più in basso rispetto ad uno acuto. Questo procedimento di notazione rappresenta graficamente, perciò anche spazialmente, le frequenze minori o maggiori che connotano un suono. La collocazione nello spazio grafico è quindi una metafora utile a descrivere un fenomeno musicale, metafora che è consolidata nell’uso comune tanto da sostituire quasi completamente i termini grave ed acuto.

Verticale/orizzontale
La rappresentazione grafica di suoni richiama un altro rapporto tra musica e spazio notazionale: il concetto di verticalità ed orizzontalità.

Nel linguaggio comune verticale e orizzontale significano rispettivamente ortogonale o parallelo al piano orizzontale o al terreno, mentre nel linguaggio musicale sono collegati rispettivamente ai due aspetti armonici e melodici del fenomeno sonoro. Quindi i due termini verticale ed orizzontale si riferiscono a strutture di pensiero, melodia e armonia, che non sono necessariamente connotate nello spazio, ma che lo sono diventate con l’assimilazione di questa metafora nel senso comune.

2.2 Dalla musica allo spazio

Allo stesso modo due esempi di trasferimento di concetti musicali in termini spaziali e di uso comune mostra che l’effettiva interattività tra i campi conoscitivi e pratici può avvenire grazie all’uso di metafore.

Ritmo
In musica il concetto di ritmo è riferito all’organizzazione della durata dei suoni nel tempo. Quest’idea è stata mutuata nell’organizzazione delle forme nello spazio, soprattutto in riferimento a situazioni di particolare regolarità.
Ad esempio in architettura si parla di ritmo dei volumi, in urbanistica di ritmo dell’edificato. La caratteristica di avere schemi prefissati e facilmente leggibili, che è effettivamente propria solo di alcuni ritmi, ha permesso di trasferire questo termine dal campo musicale a quello spaziale e disciplinare.

Armonia
L’armonia riguarda il rapporto tra suoni simultanei. Nella nostra cultura questo studio è stato storicamente sviluppato sulla base di proporzioni. Similmente al concetto di ritmo, l’armonia è passata ad altri campi linguistici. Nel senso spaziale è riferito alle proporzioni delle forme e dei volumi.
La connotazione di piacevolezza, o comunque quella originale di essere in sintonia con regole cosmologiche o divine, ha permesso a questo termini di raggiungere campi anche distanti da quelli musicali. Ad esempio è riferita alla sfera della condizione unana: si dice spesso “vivere in armonia”.


(Kandinsky - da Punto, linea, superficie)


3 - Comunicazione e proliferazione

Come si è detto nel primo paragrafo, quella olistica sembra la concezione linguistica più utile per la presente trattazione. Questa concezione vede l’ambiguità di un termine linguistico come una risorsa comunicativa ineliminabile, in quanto i termini linguistici sono contenitori di significati stratificati nel tempo. Il processo di trasferimento di significato attraverso i campi conoscitivi e pratici avviene proprio in virtù dell’ambiguità dei termini.

La possibilità di scegliere tra una vasta gamma di sfumature di significati permette ad un concetto di essere assunto in vari contesti e con varie accezioni. Questo consente al termine di proliferare in territori non propri del suo significato originale e perciò di aumentare la sua famiglia di significato. Come abbiamo visto negli esempi del secondo paragrafo, ciò avviene spesso grazie all’assunzione di una particolare connotazione del termine oppure anche attraverso l’utilizzo di un medium concettuale.

La particolare connotazione di armonia come sintonia, o di ritmo come regolarità, ha permesso a questi termini di riprodurre il proprio significato ed evolvere in altri ambienti linguistici.

Il ruolo del medium concettuale si è mostrato utile nel processo di trasferimento tra i linguaggi spaziali e musicali. Ad esempio la concezione spaziale della notazione sembra essere stata cruciale nelle metafore dell’altezza e della verticalità/orizzontalità. Allo stesso modo l’uso delle proporzioni, anche in senso strettamente matematico, sembra aver determinato il trasferimento del termine armonia dalla musica al linguaggio spaziale.

In sostanza sembra che l’apertura dei termini linguistici verso nuovi significati, ossia la loro ambiguità, permette la loro adattabilità a nuovi contesti, la loro riproduzione ed evoluzione nel tempo.


(Leon Battista Alberti)


- Reti di significati che evolvono nella storia

“Tutte le rappresentazioni che conosciamo
sono associate ai loro riferimenti
in modo contingente e passibile
di essere cambiato mentre cambia
la cultura o cambia il mondo”
Hilary Putnam, pag.43

Molto brevemente si può dire che la tesi espressa da Putnam inquadra i concetti come reti di credenze legate al contesto storico-culturale. Allo stesso modo i significati e le definizioni dei termini attraverso cui rappresentiamo la realtà evolvono nel tempo. Anche i concetti scientifici non sono definiti una volta per tutte, ma, come ha mostrato Popper, possono subire disconferme e modificazioni. Poichè il linguaggio si basa sulle connessione dei termini ai significati propri di una comunità linguistica e culturale, l’interpretazione semantica è di tipo olistico.

- Metafore come processo dalla catacresi all’uso irriflessivo

La metafora è un modo per sostituire il significato di un’espressione letterale o di sopperire ad un’espressione non disponibile nel contesto linguistico. Questa funzione supplettiva della metafora può essere vista come catacresi, ossia un uso improprio di un termine (ad esempio la “gamba” del tavolo).

Basandosi sulle riflessioni di Black, vediamo la metafora anche come mezzo per creare delle similarità tra due sistemi di implicazioni associate (a differenti livelli, tra le reti di significato). Black delinea la concezione interattiva per cui la metafora mette in relazione, fa interagire, due significati spingendo il lettore a trovare connessioni inedite tra essi. Questo processo si basa spesso sul sistema di senso comune, sulle possibili accezioni o sulle particolari sfumature di un termine ed è in grado di far evolvere il contenuto cognitivo del termine stesso.

La metafora crea una descrizione che svela nuovi aspetti della realtà conosciuta, questi nuovi aspetti sono assimilati nell’uso comune, non più notati come innovativi, quindi usati in modo irriflessivo. Da un certo punto di vista, il successo di una metafora è misurabile dal grado di “naturalezza”, e di irriflessività con cui è utilizzata.


Note:

(1) Questa concezione vede i termini linguistici in modo non isolabile, ossia un termine è il nodo di una rete di credenze (e di termini linguistici) che compone il significato. (torna al testo)

(2) Wittgenstein Ludwig (1889-1951), filosofo austriaco, i suoi studi sono legati alla ricerca delle condizioni di sensatezza e determinazioni del linguaggio. Mostrò l’impossibilità di formulare una teoria generale del linguaggio, in quanto esso svolge funzioni regolate in modo non definitivo. (torna al testo)

(3) Putnam Hillary (1926), filosofo americano, ha affrontato temi gnoseologici ed epistemici superando la concezione computazionale e funzionale della mente. (torna al testo)

(4) Black Max (1909), filosofo di origine russa, ha trattato problemi linguistici basandosi sulle riflessioni di Wittgestein, di cui ha continuato la ricerca sul significato di un’espressione linguistica come insieme di regole. (torna al testo)



Bibliografia:

* Black M., Modelli archetipi metafore, Pratiche Editrice, 1983, Parma

* De Mauro T., Prima lezione sul linguaggio, Laterza, 2002, Bari

* AA.VV.,Garzanti, Enciclopedia della Musica, Garzanti, 1974, Milano

* Melchiorre A., Lo spazio come forma e materia della musica, in Pozzi R.(a cura di), La musica e il suo spazio, Edizioni Unicopli, 1987, Milano

* Putnam H., Rappresentazione e realtà, Garzanti, 1993, Milano.