Conservatorio di musica G. Verdi di Milano

Corso di
Cultura Musicale Generale

(Joanne Maria Pini)


LA MUSICA E LA MEMORIA



Lullo - Albero della memoria


Ricerca di:

Dario Battaglia
Lorenzo Iuliano
Marco La Cognata

Anno Accademico 2001 – 2002



Indice

Introduzione

La memoria

La percezione

Problemi della percezione e della memorizzazione

Il rapporto musica-memoria

[La musica e la memoria]




INTRODUZIONE

Perché questo lavoro.

È ambizioso e provocante intitolare un lavoro di ricerca “La musica e la memoria”.
È accattivante leggere un titolo così inaspettato. Ne siamo consapevoli, ma, spinti dalla comune passione per la musica, e stuzzicati dall’aspetto così enigmatico che la memoria in sé suscita in chi cerchi di studiarla, abbiamo cercato di venirne a capo, provando a individuare caratteristiche, dati e informazioni che potessero aiutarci a capire o per lo meno a chiarire se esista e se si possa studiare il rapporto che la musica instaura con la memoria.
Esiste qualcosa di remoto che insito nella natura della musica riesca a spiegarci la memoria?

Esiste qualcosa che nella memoria ci stimola e ci influenza inconsciamente durante l’ascolto di una melodia?

Sono state queste e altre domande che, guidati e aiutati dal nostro insegnante, m° Joanne Maria Pini, ci hanno coinvolto in questa ricerca.

Lo stimolo - la passione per la musica - e soprattutto la curiosità sono state le nostre forze motrici, unite ovviamente alla volontà di effettuare questa ricerca, la quale in un certo senso esce dal programma richiesto all’esame, ma che ci aiuta a capire noi stessi e ad essere consapevoli in un aspetto fondamentale della nostra esistenza.

Speriamo questo lavoro sia gradevole e di interesse per tutti coloro che desiderino leggerlo, ma soprattutto invitiamo a coglierne gli aspetti di inventiva, originalità e ricerca personale, che non pretendono assolutamente di esaurirne i presupposti, ma desiderano completare il nostro programma d’esame tramite un lavoro realizzato da noi studenti, nato dal fatto di non aver trovato nulla d’organico in tema.
Ci abbiamo provato: il risultato è nelle vostre mani.


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LA MEMORIA

“La memoria è alla base di qualsiasi conoscenza umana”

Premessa: la memoria.

La memoria è una funzione misteriosa sulla quale si basa non solo un considerevole numero delle nostre attività, ma anche la nostra identità personale e culturale.
Lo strumento biologico della memoria, il cervello, invecchia lentamente ma ineluttabilmente; inoltre al suo interno si verificano altre modificazioni che indeboliscono la capacità di riconoscere visi, apprendere nuovi dati e, in caso di gravi malattie, portano a crudeli amnesie.

Breve storia: Simonide di Ceo, Giulio Camillo, Giordano Bruno.

La memoria è stata oggetto, anche nel passato, di studi e storie legate ad essa.

L’invenzione della prima tecnica di memorizzazione si deve a Simonide di Ceo, poeta del V secolo a.C.

Secondo la leggenda Simonide fu il solo superstite del crollo di una sala nella quale si stava svolgendo un banchetto, e dovette ricordarsi il posto occupato dai diversi commensali per poterli identificare.
Egli constatò quanto fosse viva l’immagine di ogni commensale al proprio posto a tavola, e ne dedusse la celebre “memoria dei luoghi”, che consiste nel memorizzare degli oggetti sotto forma di immagine e collocare mentalmente tali immagini in luoghi diversi.

Le “immagini” furono alla base della concezione della memoria fino al rinascimento, probabilmente perché la maggior parte delle persone non sapeva leggere.

A Roma la memoria venne impiegata nell’arte dell’oratoria, e venne insegnata con questo scopo nelle scuole e costituì argomento di trattati, come dimostrano alcune opere (il de oratore di Cicerone, l’institutio oratoria di Quintiliano).

Nel periodo rinascimentale, in cui la scienza si mescolava con il misticismo e la magia, gli “alchimisti” che cosa avevano capito della memoria?

Giulio Camillo, studioso italiano del XVI secolo, progettò un teatro della memoria, un vero teatro in legno, che avrebbe dovuto rappresentare tutto lo scibile umano.
Questo doveva essere visualizzato in simboli e dipinti, diviso per ordini e per gradi, articolato secondo concezioni cabalistiche, magiche e astrologiche.

A quell’epoca, infatti, le idee di Platone in merito alla memoria individuale come reminescenza della conoscenza divina e del mondo delle idee, offrivano l’illusione di poter accedere alla conoscenza universale utilizzando come chiavi alcune formule magiche.

A parte alcuni vani e folli tentativi, la ricerca che più ebbe successo fu quella di Giordano Bruno, che tentò di unificare tutti i sistemi di memoria del suo tempo.

Egli percorse l’occidente lasciando tracce del proprio passaggio con opere come il Sigillus sigillorum e De umbris idearum.

Queste due opere mettono in luce l’importanza della memoria come fu intesa da Simonide, e della gerarchia concettuale.

Tuttavia cominciano a prendere piede alcune critiche, che conferiscono maggiore importanza al ragionamento piuttosto che alla memoria, e rovesciano la concezione di una memoria-conoscenza, che aveva regnato durante i secoli precedenti.

Al giorno d’oggi la memoria non è più al centro della nostra attenzione, se non per quanto riguarda l’apprendimento.

I computer e la tecnologia ci hanno aiutato da questo punto di vista, ma hanno anche ridotto la nostra capacità di memoria, e su questo non ci sono dubbi.

Lullo - Albero della memoria


Il cervello umano.

Il cervello umano è una organizzazione complessa di cento miliardi di neuroni organizzati in centri nervosi comunicanti fra loro mediante fasci di fibre. Il neurone, o cellula nervosa, ha la particolarità di avere il corpo cellulare che si prolunga in una lunga fibra, l’assone, che permette di trasmettere informazioni ai neuroni vicini. Nella maggior parte dei casi, l’assone è circondato da una sostanza isolante di colore bianco (guaina mielinica), per cui le parti del cervello di colore bianco sono i “cavi” di comunicazione, mentre le parti grigie rappresentano le zone a forte concentrazione di corpi cellulari.

Il cervello nella sua struttura è doppio: c’è un cervello sinistro (emisfero sinistro) e uno destro (emisfero destro).

Gli emisferi sono collegati da un enorme cavo che forma un largo nastro bianco: il corpo calloso.

Nell’uomo, le due parti del cervello non sono equivalenti. Nella maggior parte delle persone, è il cervello sinistro quello che governa (ovvero è “dominante”). Essendo poi i comandi invertiti (l’emisfero destro comanda la parte sinistra del corpo e viceversa), la maggior parte delle persone è destrorsa.

Il cervello sinistro è anche quello dominante per la memoria verbale, mentre per quanto riguarda oggetti, disegni, non esiste più una marcata differenza.

Aree del cervello



Vari tipi di memoria.

A partire dal 1948, Norbert Wiener suggerì l’ipotesi fondamentale che la memoria funzioni su due livelli: a breve termine esisterebbe una memoria viva e, a lungo termine, una memoria permanente; la memoria quindi non corrisponde ad una facoltà unica, come invece era stata concepita nell’antichità.

La memoria a breve termine funziona come una memoria – archivio.

Se ci viene presentata una lista di parole, e ci venisse chiesto di leggerla, una volta completata l’operazione le parole che ricorderemmo con più facilità sono le prime e le ultime.

La facilità con cui si ricordano le prime parole è chiamata dagli specialisti effetto di priorità, e la grande facilità con cui si ricordano le ultime effetto di novità.

Se fossi un pubblicitario, per esempio, desidererei che il mio spot fosse all’inizio o alla fine di una sequenza. Al contrario, se il mio scopo è quello di non farmi notare, devo posizionarmi in mezzo alla lista.

Nei fatti, questo meccanismo interessa solamente il richiamo alla memoria immediato, perché se questo è spostato anche solo di dieci o venti secondi, le ultime parole sono quasi tutte dimenticate.

Così è straordinario osservare che l’ultimo nome viene ricordato immediatamente nel 100% dei casi e, dopo pochi secondi, nel 10% o 5% dei casi.

Questo risultato ci induce a pensare che le parole non sono registrate nella stessa maniera.
Le parole all’inizio della serie hanno buone probabilità di essere registrate nella memoria a lungo termine, mentre le ultime parole sono registrate temporaneamente in una memoria effimera che conserva le informazioni solo qualche secondo: è la memoria a breve termine.

Negli anni settanta, però, si è ben scoperto che questo modello a due memorie era troppo semplice perché altre memorie a breve termine erano state rivelate nel corso degli esperimenti; alcuni ricercatori hanno infatti messo in evidenza una memoria sensoriale a brevissimo termine, della durata di mezzo secondo, mentre altri hanno individuato memoria verbale - uditiva, poi una memoria acustica che ricorda solo le vocali.

Ci sono però alcune precisazioni; al momento della scoperta della memoria a breve termine, l’interpretazione corrente era che fosse legata ai processi sensoriali, mentre la memoria a lungo termine costituiva la modalità di registrazione delle informazioni codificate in modo più astratto.

Esiste però una registrazione a lungo termine di informazioni sensoriali (odori, movimenti, ecc.) e simmetricamente una registrazione a breve termine per informazioni semantiche.

È dunque più realistico supporre che ci siano, per ogni modalità sensoriale, più modi e metodi di registrazione e memorizzazione.

Sebbene però le capacità della memoria a breve termine siano conosciute da lungo tempo, quelle della memoria a lungo termine rimangono un mistero.

Sappiamo però che le capacità mnemoniche a lungo termine si ripercuotono considerevolmente sulla nostra vita e, cosa che riguarda noi allievi in particolare, sul nostro successo scolastico; questo è infatti influenzato sia dal ragionamento (molto importante) ma anche dalla memoria.

L’uso sempre più frequente di test affina la nostra memoria a breve termine riducendo però le capacità di quella a lungo termine.


Un ruolo importante: l’organizzazione.

Ci sono state molte dimostrazioni dell’importanza dell’organizzazione del ricordo, per una buona riuscita della memorizzazione.
La maggior parte delle persone trova infatti che le parole organizzate in una gerarchia sono molto più facili da ricordare rispetto a quelle non organizzate.
Sono così stati inventati vari metodi per catalogare gruppi di parole, o comporre per ricordarle più facilmente.

Il processo più comune prevede la costruzione di una storia utilizzando le parole che ci interessano, ma anche la cosiddetta immaginazione visiva ha una importanza rilevante.
Possiamo infatti far “interagire” due elementi, in modo da ricordarli sempre appaiati; anche se a volte questo porta a risultati inverosimili, le due immagini interagiranno formando una immagine unitaria.

Questi sono i metodi utilizzati nel medioevo, in particolare nell’idea del teatro di Giulio Camillo.

La memoria in difficoltà.

Il cervello è così complesso che non esiste un unico “centro” della memoria.

A seconda delle lesioni locali esistono numerosi tipi di amnesia parziale, alcuni dei quali sono straordinari (ad esempio casi in cui il paziente non ha più memoria per i visi, per i nomi, per le cifre.)

L’amnesia quasi generale è invece provocata da una lesione nella zona del cervello (l’ippocampo) ed è chiamata “amnesia di Korsakov”, dal nome dello psichiatra che la descrisse.

Può essere causata da lesioni o anche dall’alcolismo; l’alcool intacca infatti principalmente le cellule di questa parte del cervello, centro nevralgico dello stesso.

Una amnesia di questo tipo ridurrà il malato nella condizione di non poter più apprendere nuovamente, sebbene la memoria a lungo termine rimarrebbe pressoché intatta.

Esistono anche alcune patologie, che non colpiscono l’ippocampo, ma che influiscono sulla memoria. Quelle più comuni sono il morbo di Parkinson e il morbo di Alzheimer.

Il primo è caratterizzato dalla lesione di nuclei situati alla base del cervello che fabbricano un neurotrasmettitore molto importante chiamato dopamina.

Questa lesione impedisce il funzionamento delle strutture fondamentali per la coordinazione motoria, e studi hanno dimostrato che i malati dal morbo di Parkinson soffrono di gravi deficit negli apprendimenti motori.

Il celebre morbo di Alzheimer, invece, induce una amnesia generalizzata, riducendo il flusso sanguigno cerebrale (che diventa molto debole), che comportano lesioni generalizzate.

La memoria tuttavia non incontra degli ostacoli solo se nel nostro cervello avvengono delle lesioni, ma anche se questo invecchia.

L’invecchiamento della memoria deriva infatti da un calo generale di tutti i ricordi; negli esperimenti in cui si chiedeva di evocare liberamente il maggior numero di ricordi, le persone anziane ne richiamavano alla mente un numero minore della metà rispetto ai giovani, mentre la durata della loro vita dovrebbe permetter loro di evocarne un numero maggiore.



Cervello malato



La memoria nel futuro.

Come abbiamo già visto, durante il corso della storia sono stati proposti svariati metodi di memorizzazione, sebbene si ignorassero i meccanismi della memoria.

Le ricerche più recenti ci hanno mostrato l’importanza della memoria verbale e delle registrazioni della memoria a lungo termine.

Ma, come per lo sport e per la musica, sembra proprio che l’allenamento sia una chiave importante per la memorizzazione.

La lettura è una fantastica palestra; leggendo un libro noi veniamo costantemente a conoscenza di nuove parole, che arricchiscono la nostra memoria semantica.

La lettura, in quanto strumento di memorizzazione, resta probabilmente il modo più privilegiato per l’acquisizione delle conoscenze.

Nei bambini, invece, sono le immagini a costituire la prima sorgente di informazioni per la memoria semantica.

In conclusione, se i meccanismi di ragionamento sono evidentemente necessari, essi non possono però supplire alla massa di informazioni registrate nella memoria a lungo termine, che risulta così essere fondamentale nell’acquisizione di conoscenze scolastiche, così importanti nella nostra vita.


Imparare a memoria la musica.

La memoria gioca un ruolo molto importante anche nell’apprendimento della musica, e nell’esecuzione della stessa.

La maggior parte dei musicisti (per di più solisti) eseguono infatti i loro brani a memoria, e questa non è una motivazione soltanto estetica.

Il suonare a memoria richiede abilità e calma; l’agitazione infatti rende delicatissimo e fragile il processo di memorizzazione, che deve essere quindi stato ottimale.

L’emozione ha spesso causato improvvisi e tragici vuoti di memoria (anche durante degli esami), che possono essere evitati imparando le note del pezzo nei punti difficili, o cruciali.

Per un pianista è praticamente impossibile impararsi tutto lo spartito a memoria; un brano verrà così imparato a memoria solo in alcune sue parti, e nelle altre ci si affiderà o alla memoria delle mani (peraltro molto delicata), o a schemi mentali che ci ricordano la tonalità, la melodia…

Per gli strumentisti a fiato, invece, la situazione è diversa. Questi infatti imparano quasi sempre tutte le note della loro melodia mentre la suonano. Quando occorre suonarla senza lo spartito, sanno già che note sono, e così il processo di memorizzazione è molto veloce.

Per quanto riguarda i vantaggi del suonare a memoria, li possiamo individuare in una maggiore cura del testo e degli aspetti interpretativi dello stesso, che vengono messi in risalto e ricercati, una volta che non ci si preoccupa più di suonare semplicemente le note giuste.

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