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IL SACRO

di Mario Bacchiega

Abstract
Mario Bacchiega è forse il maggior esperto italiano di Sacro, un suo libro — “Il pasto sacro” — traccia anche le problematiche del rapporto con la Conoscenza. Questo breve scritto, inviatomi dall'autore, riesce comunque a delineare le coordinate per ulteriori approfondimenti.

L'idea attorno alla quale ruota il fenomeno religioso con dottrine, culti, istituzioni, tradizioni è l'idea del sacro. Le religioni lo respirano e lo gestiscono. Da alcuni decenni questo tema sta suscitando interesse tra teologi, antropologi, storici delle religioni, psicologi.
Il primo ad occuparsene fu Durkheim ("Forme elementari della vita religiosa") ira nello stesso periodo se ne interessarono Mauss e Hubert. Cercarono di disegnare un unico ideogramma del sacro utilizzando il filone ebraico-cristiano, greco, latino e osservarono parzialmente il mondo germanico.
Utilizzarono anche l'apporto dei popoli primari con le loro idee di "mana", "tabù", "orenda" che identificavano il sacro con l'idea di potenza.
Durkheim ripete sostanzialmente il dualismo sacro-profano, sacro-sortilegio, secondo la distinzione già puntualizzata dagli stoici a partire dal 300 a.C. e rimasta ininterrotta fino alla filosofia cristiana.
Due mondi eterogenei: sacro-dissacrato che si escludono quasi come un doppio monismo conflittuale.
Per altri invece (Pritchard, Schleirmacher, Rosenzweig) sacro e antisacro sono due concetti non necessariamente in opposizione tra loro. (cfr. Mircea Eliade "Sacro e profano Ed. Boringhieri).

Nell'occidente cristiano l'idea del sacro trae origine dalla cultura ebraica. Nella bibbia il termine ebraico "qàdòs" che vuol dire sacro o anche santo, considerati sinonimi, deriva dal verbo 'qd" che significa isolare, segregare, mettere da parte per un destino speciale, quello di essere introdotto nella sfera di proprietà divina e appartenervi pubblicamente.
Anche la parola latina "sacer" che corrisponde all'ebraico "qàdòs" conserva l'idea della separazione così come si separa il puro dall'impuro.[1]

A motivo della eredità ebraica dalle culture mediorientali, studiosi (Bunzel) fanno invece derivare l'ebraico "qàdos" dall'accadico "quddusu" che fa riferimento al brillare, splendere, proprio del fulgore divino.
Per la bibbia "il separato da ogni altra cosa profana" (Is. 4025) è il Dio di Israele. Solo lui è il santo, "solo lui è il potente" 51 Sam. 22).[2]
Cosicché sono, a loro volta, sante: cose, animali e uomini con riferimento alla santità, alla potenza (detta anche "gloria") del Dio di Israele quando irrompe nella storia del mondo rivelandovi la sua santità. Diventano allora sante le pietre della legge mosaica, l'arca del patto, la manna del deserto, la lingua ebraica con la quale il Santo parla.[3]

Dalla visione biblica del sacro ne deriva una duplice prospettiva: una sacralità onnipervadente che non si distingue dal profano: 'il cielo e la terra sono pieni della tua gloria" (Is. 119) oppure ne deriva un concetto più limitato localizzato in luoghi particolari, "nel luogo eccelso il Santo dimora" (Is. 1715). In occidente, prevalse quest'ultima limitata forma, del sacro.
(cfr. A. Barth "I valori fondamentali del giudaismo" Gerusalemme 1956).

A.J. Heschel rileva che il sacro biblico non è sempre di eguale intensità perché Yahweh, unico detentore del sacro, si presenta alla ribalta della storia in modi più o meno significativi. Il tempo dell'Esodo, ad esempio, è un "tempo santissimo", il sabato invece è un "tempo santo"; un sacro biblico variabile, mobile. A queste considerazioni di A.J. Heschel può essere accostata la teoria del "più che sacro" di Erwin Rohde ("Psiche").
Durante la iniziazione ai misteri greci sarebbe reperibile "il più che sacro".

La concezione limitata del sacro riversato dalla divinità su cose e persone ha provocato in occidente pesanti equivoci. Il sacro divenne una specie di vernice magica spalmata su cose e uomini; una santità materializzata.
Sono divenuti sacri: l'altare, i vasi del culto, i libri, l'olio, le porte, le statue, le offerte, (Ez. 2923), "tutte le marmitte di Gerusalemme saranno sacre al Signore" (Zacc. 1421).
Oggetti tabù non si possono toccare. Yahweh fulminò Uzza che ha osato toccare l'arca senza essere puro (I Sam. 66).
"Le cose sacre sono quelle che non si possono toccare" - Eschilo "Agamennone" 371).

I re, gli imperatori, i sacerdoti, i leviti, diventano santi solo se unti di olio santo, "sacratio hominis", e quindi legittimati all'uso delle cose sante. Sotto gli altari cristiani sono sacri i corpi: ossa, gambe, unghie, secrezioni, peli di uomini santi. I teologi medievali dicevano che contengono una "energia mirabile" piena di potenza e di grazia che diffondendosi, allontanano tra l'altro la moria del bestiame, la sterilità delle donne, provocano miracolose guarigioni alla vista, all'udito, alla gola. Il corpo di santa Geltrude allontanava i topi, altri corpi santi proteggevano dalle mosche, dai pidocchi, dai vermi, dalle serpi. Gli abitanti di Colonia a causa dei tanti bisogni della città hanno potuto vantare fino a 27.666 santi protettori.

Oggi, gli studiosi sembrano, per lo più, proporre un sacro inteso come evento mentale che tiene conto dell'esperienza dell'esistere; una scoperta improvvisa, "esplosione della mente" (Milarepa), per la quale con stupore, meraviglia, "mysterium fascinans", l'uomo si accorge dell'esistere proprio e delle cose. "L'universo è diventato un'altra cosa senza cessare di essere la stessa cosa".
Sacro come fatto conoscitivo che può essere detto anche il vero perché l'esistere c'è. Non vi è dubbio.

Note

[1] Se il valore semantico di "sacer" fosse legato a quello di "sancire' un patto, sarebbe egualmente presente l'idea del rapporto speciale.

[2] La santità cane potenza è simile al "mana" dei malesi.

[3] Per la religiosità greca la parola "àghios" esprime la santità esclusiva degli dèi, la parola "agnòs" esprime la santità dei luoghi, cose, persone, somigliante a quella degli dèi.

Bibliografia italiana minima

Mario Bacchiega (1971), Il pasto sacro, CIDEMA [esaurito]. Ristampa Bastogi 1997. [Link]
Mircea Eliade (1967), Il sacro e il profano, Bollati Boringhieri. [Link]
Umberto Galimberti (2000), Orme del sacro, Feltrinelli. [Link]

Sitografia ragionata

Il sacro e la morte, di Salvatore Natoli. [Link al sito RAI]
Che cos'è il sacro, di Marcello Massenzio. [Link al sito RAI]
Il sacro, di Marcello Massenzio. [Link al sito RAI]
Sacralità e ritualità, di Alessandro Dal Lago. [Link al sito RAI]
Il Lemmario (RAI), dove il sacro non è presente come lemma, ma vi si trovano argomenti correlati, quali morte e rito.

Mario Bacchiega - contributo originale - settembre 2003
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