DALL'ARTE NELLA STORIA ALLA STORIA NELL'ARTE
di Miklos N. Varga
Abstract
Grazie alla cortesissima concessione dell'Editore e dell'Autore possiamo pubblicare qui vaste parti di un testo fondamentale, che va esattamente nella direzione del "Ricomporre saperi", nel segno di una autentica e generosa "condivisione della conoscenza".
Citazione posta in incipit del libro
Chi insegna precede i discenti unicamente per il fatto che deve imparare anche più di loro, dovendo imparare il far imparare. Chi insegna deve poter essere più docile dei discenti. Chi insegna è molto meno sicuro del fatto suo di quanto non lo siano i discenti del loro. Per questa ragione, nel rapporto tra chi insegna e chi impara, se il rapporto è vero, non entrano mai in gioco né l'autorità di chi sa molto, né l'influenza autoritaria di chi occupa una posizione ufficiale. (...)
Noi dobbiamo imparare a pensare,
perché la capacità di pensare e persino
l'attitudine al pensiero non garantiscono ancora che noi siamo in grado
di pensare. Questa condizione richiede infatti che ci piaccia in
anticipo ciò che si rivolge al pensiero. Ma questo
è ciò che di per sé dà da
pensare. Ciò che ci dona questo dare, ciò che va
tenuto propriamente in considerazione, lo chiamiamo il più
considerevole. Se ci viene chiesto che cosa sia questo più
considerevole, rispondiamo con l'affermazione: il più
considerevole nella nostra epoca preoccupante è il fatto che
ancora non pensiamo. [Martin Heidegger]
DALL'ARTE NELLA STORIA ALLA STORIA NELL'ARTE
Introduzione
L'arte, in quanto linguaggio della comunicazione visiva, riflette i "contenuti simbolici" del pensiero. Il pensiero depositario di archetipi e di idee, come un prisma dalle molteplici sfaccettature: mitiche, religiose, ideologiche, sociali, ecc. Tuttavia, nell'ambito della cultura figurativa occidentale del nostro millennio, il succedersi dei tempi e delle "forme di espressione", anche nei vari contesti culturali, ha determinato dei profondi mutamenti sia nei modi di vedere (percezione visiva) che nei modi di sentire (percezione interiore). Inevitabilmente.
Pertanto, se vogliamo identificare per riconoscerci nei "contenuti simbolici", attenendoci alla descrizione (iconografia) e all'interpretazione (iconologia) delle immagini colte "sul campo" del loro tempo, dobbiamo attingere alla "conoscenza del vissuto" quanto viene rispecchiandosi nella "pratica del vivente", allargando l'orizzonte disciplinare dalla storia dell'arte alla storia nell'arte.
Un "percorso incrociato" processualmente aperto a tutte le possibilità esplorative, affrancato dagli stereotipi (modelli visivi e concettuali) convenzionati alle pregiudiziali teoriche e metodologiche, sempre in grado di stimolare l'intuito e la ragione ad affinare le proprietà, talvolta latenti, della nostra immaginazione conoscente e reattiva alla "lettura dell'immagine": non tanto per trovare una concordanza di senso fra Arte e Storia, quanto per riscontrarne la funzione binaria sul campo di una più corretta e comprensibile "pratica teorica" della Storia dell'Arte.
Perciò, escludendo a priori qualunque speculazione teoretica o esercitazione specialistica "sul tema", il problema di fondo riguarda essenzialmente la convertibilità operativa delle "idee" in altrettanti "fatti", sia della storia che dell'arte, appunto nell'ambito di quella "pratica teorica" che dovrebbe (il condizionale non è affatto casuale) caratterizzare una "linea di ricerca" contestuale alla Storia dell'Arte.
I nodi da sciogliere sono parecchi e parecchio intricati. Primo, il "sistema dell'arte" veicolato in senso disciplinare dalla Storia dell'Arte. Secondo, la trasformazione dell'arte da soggetto puramente estetico a oggetto testimoniale di Storia nell'Arte. Terzo, il ruolo pratico-teorico dell'artista nella società.
Tre nodi esemplari al rispecchiamento del tema: dall'arte nella storia alla storia nell'arte. Infatti, supponendo una possibile ma non accertabile "morte dell'arte" (senza chiamare a deporre il solito Hegel), non possiamo escludere la corresponsabilità "teorica" della Storia dell'Arte, in seguito all'emarginazione "pratica" dell'arte dalla storia insegnata nelle scuole medie e superiori. Tutto ciò deriva dal pregiudizio specialistico (di chi teorizza l'arte senza praticarla) che tende a storicizzare l'arte, quale privilegiato oggetto di analisi e non come soggetto di sintesi comparativa, concorrendo così a destabilizzare la funzione dell'arte nella storia, sia pure involontariamente.
Dobbiamo allora processare la Storia dell'Arte? Se constatiamo la perdita "vivente" dell'arte nel momento in cui viene "mortalizzata" nella Storia dell'Arte, ebbene affrontiamo pure l'imbarazzante compito processuale (il processo dell'arte nella processualità della storia) rimanendo però "sul campo".
Escludiamo, pertanto, la liturgia delle celebrazioni a sfondo didascalico o agiografico con il supporto della citazione-che-fa-testo, per assumere un atteggiamento di aperta e incondizionata disponibilità a far vivere l'arte nella storia quale componente interna a ciascun processo culturale (della coscienza critica) che interagisce nella "civiltà materiale" di ogni epoca all'approccio conoscitivo (intuizione sintetica) provocando una serie di domande (volontà di ricerca) alle quali seguono altrettante risposte (capacità di interpretazione) inerenti, appunto alla complessa ed affascinante "pratica teorica" della storia nell'arte.
Perciò dall'arte nella storia alla storia nell'arte, riconsiderando in sintesi la "linea di ricerca" che attraversa il nostro orizzonte conoscitivo: chi, l'artista; cosa, l'oggetto; dove, il luogo; quando, l'epoca; come, il linguaggio; perché, l'interpretazione.
Questo percorso di attraversamento dell'arte nella storia e della storia nell'arte non corrisponde soltanto all'esigenza di sciogliere alcuni nodi museificati per far vivere diversamente la Storia dell'Arte; ma, soprattutto, viene a porsi in sintonia disciplinare con i "modi" di conoscenza della storia e di produzione dell'arte all'interno della nostra società. Dunque non piu scarti effimeri o improvvisazioni eclettiche, secondo i modi del "sistema dell'arte", e neppure azzeramenti teorico-pratici al riciclaggio periodico dell"avere senza essere"; ma, in prima istanza, rispecchiamento del sapere ereditario (nel tempo degli attraversamenti storici) nella creazione artistica (nello spazio della "civiltà materiale" di ogni epoca).
Ora, a seconda dei "punti di vista" individuali, lo scioglimento dei nodi in causa dipende dalla nostra capacità di registrare le "idee" e i "fatti" con la volontà di essere "in situazione": dall'arte nella storia alla storia dell'arte
Lo scopo principale di questa "operazione accademica" (peraltro senza accademismi postmoderni...) è il superamento dei confini categoriali (gli specialismi teorici e pratici) in funzione di un apprendimento e di uno svolgimento unitario, attraverso la "pratica teorica" dell'arte. In ciò consiste la nostra disponibilità a far vivere l'arte quale parte integrante della nostra storia.
Proprio perchè attraverso i tempi della storia possiamo riconoscere (per riconoscerci) la “coscienza critica” dell'arte, praticando la storia nell’arte …al presente.
LINEA DI RICERCA DELLA “STORIA NELL'ARTE”
La curiosità stimola la mente e affina la vista, ma la conoscenza di chi incontriamo o della cosa che osserviamo implica un'attenzione più specifica, se vogliamo approfondirne i caratteri e le relazioni in rapporto a noi stessi.
Allora siamo catturati dall'interesse conoscitivo (volontà di conoscenza) che provoca una serie di domande (volontà di ricerca) alle quali vorremmo dare altrettante risposte (volontà di interpretazione), ma non sempre siamo all'altezza del compito per mancanza di un'adeguata preparazione (coscienza critica) culturale.
Che fare per saperne di più?
Predisporci, avendone la
disponibilità mentale e l'apertura intellettuale, a ricevere
chi
e cosa informandoci da dove vengono, quando sono partiti, come stanno e
perché sono qui fra noi. Insomma, è necessario
predisporre una "linea di ricerca" attraverso il formulario (o gli
strumenti di conoscenza) dell'interrogazione. Tutto ciò va
programmato, senza trascurare il "piacere della ricerca", in modo
congeniale alle nostre aspettative, proprio perché i nostri
ideali interlocutori (chi e cosa) sono in attesa di conoscere il nostro
"punto di vista". Così il dado è tratto!
Sì,
proprio un dado a 6 facce, numerato da 1 a 6, ciascuna delle quali
riporta, in ordine progressivo, altrettanti punti fissi di ricerca,
perfettamente allineati con le domande e le risposte cui dovremmo
attenerci durante lo svolgimento della nostra “linea di
ricerca”:
1 - chi: l'artista, il soggetto dell'indagine, ovvero chi è
la
personalità in esame, attraverso il rilevamento dei
documenti
disponibili o il reperimento di nuovi dati (ricerche di archivio) che
informano i "fatti" e le "idee" della sua vicenda umana e artistica;
2 - cosa: l'opera, l'oggetto trattato, la cosa nominata con gli
attributi convenzionali e configurantesi in quanto tale nei modi di
lettura dall'iconografia all'iconologia, contestuali al suo "presente
storico";
3 - dove: il luogo e l'ambiente, la struttura societaria (feudo,
città, stato) determinante il percorso, dal centro alla
periferia o viceversa a seconda dei casi, al rispecchiamento
etnico-geografico (il territorio) di formazione e di evoluzione dove si
svolge la cultura materiale (la pratica dell'arte) in rapporto alla
committenza pubblica (Chiesa, Stato) e privata (signoria, corporazioni,
nobiltà e ricca borghesia) spesso interdipendenti;
4 - quando: l'epoca o il periodo storico all'analisi retrospettiva
ampio quadro di relazioni interdisciplinari, fra "modi" e "modelli'
tradizionali e innovativi, in un àmbito depositario di
valori
acquisiti e di promozioni artistico-culturali in divenire,
contiguamente al dove e in corrispondenza parallela con l'
"altrove";
5 - come: il linguaggio, dal pensiero immaginante alle tecniche di
produzione funzionali al processo creativo, attraverso l'analisi e la
sintesi della rappresentazione in cui l'intuizione o
l'intenzionalità coincidono, più o meno in senso
dialettico, con quelle qualità e quantità di
fattori
(politici, ideologici, religiosi, economici, filosofici, etc.) che
costituiscono appunto la filigrana del come è fatta una cosa
e
da parte di chi, in sintonia con il ruolo dell'artista nella
società (per conto della committenza o su "incarico
sociale");
6 - perché: l'interpretazione storico-critica dei "fatti" e
delle "idee", riguardante chi (l'artista) ha prodotto la cosa (l'opera
d'arte), seguendo le coordinate cronologiche al riscontro dei fenomeni
artistici e culturali, contestualmente al tessuto sociale del dove (il
luogo o l'ambiente) e del quando (l'epoca o il periodo storico),
attraverso una rete di processi diacronici e di comparazioni
sincroniche che, dal pensiero al linguaggio (il come), la ricerca
condensa nell'interpretazione (il perché del giudizio
critico).
Questo percorso, delineato in 6 punti, costituisce una specie di “attraversamento” dell'arte nella storia e consente di pervenire, quindi, ad una più intellegibile "storia nell'arte" attraverso l'intreccio di vicende umane e creative, di fenomeni artistico-culturali posti in relazione al microcosmo ambientale e alla civiltà epocale. Inoltre, se vogliamo giocare d'azzardo a colpi di dado, possiamo anche partire da una delle 6 facce, qualunque essa sia, per impostare la nostra "linea di ricerca" invertendo l'ordine dei fattori. In ogni caso il "prodotto" non cambia, naturalmente a condizione di rispettare le regole del gioco, cioè le 6 parti in causa, ricomponibili e addizionai alla nostra "volontà di ricerca".
Vai agli specifici capitoli:
PER UNA LINEA SIMBOLICA DELL'ARTE (NELLA TRADIZIONE DEL SACRO)
APPENDICE: LA SACRALITA' DEI NUMERI DALL'UNO AL DIECI
Note
Questo libro è stato rieditato, accresciuto, da Liguori Editore, nel 1995, col titolo Arte come storia [Repertorio cronologico e bibliografico degli avvenimenti artistici dall'anno 1000 ai nostri giorni]
Miklos N. Varga - contributo tratto da "Dall'arte nella storia alla storia nell'arte" - Unicopli 1987 - novembre 2006 Torna in alto